GAM è l’acronimo di quel Gruppo Autonomo Montano nato nel 1968 dall’iniziativa di alcuni amici saretini amanti della montagna.
Sempre in quell’anno i ragazzi vengono coinvolti dagli Alpini di Sarezzo nel partecipare alle gare di marcia alpina di regolarità nei piccoli borghi triumplini di Irma e Caregno. Poi alle gare di marcia si aggiungono l’organizzazione di gite sciistiche e l’affiliazione alla FIE (Federazione Italiana Escursionismo).
Allora avvengono i lavori di ristrutturazione e per l’amministrazione comunale di Sarezzo sorge la necessità di rifondare anche il Comitato di gestione di S. Emiliano, sciogliendo l’esistente convenzione con il Gruppo Alpini Sarezzo.
Nel 2005 i responsabili di Comitato, GAM e Gruppi Alpini di Sarezzo, Zanano, Ponte Zanano propongono la rifondazione del Gruppo in Associazione Sportiva Dilettantistica GAM Sarezzo Sant’Emiliano, presentandosi poi all’amministrazione comunale per la gestione di santuario e annesso posto di ristoro per escursionisti.
Riparte così la nuova vita del GAM, con presidente Luciano Pintossi e un direttivo che ha come obiettivo primario la salvaguardia e la cura del santuario, promuovendo al contempo manifestazioni sportive e culturali che abbiano come meta Sant’Emiliano.
Inoltre, disponendo anche di 20 posti letto per il pernotto e di locali accoglienti, è ormai tradizione consolidata ospitare comitive di scout, scolaresche, gruppi oratoriali e chiunque vuole vivere un’esperienza in un quieto ambiente di media montagna a quota 1.102 metri sopra Sarezzo.
Nell’abside del santuario, tra le due statue dei santi Emiliano e Tirso, ce n’è un’altra: si tratta della Madonna del Soldato e del buon ritorno.
Una scultura di legno voluta dalle donne saretine come segno per la Madonna, affinché mariti, fidanzati, figli e fratelli andati a combattere nella Seconda Guerra Mondiale facessero ritorno al paese.
Infatti, la statua porta appeso al braccio destro un cuore di pezza che custodisce i 297 nomi dei saretini che furono chiamati alle armi nel secondo conflitto mondiale.
Dal 1946 e ogni cinque anni, la statua scende in processione in paese, portata a spalle fino alla chiesa parrocchiale dei Santi Faustino e Giovita, dove rimane sino alla prima domenica di dicembre.
Il santuario è intitolato ufficialmente ai Santi Emiliano e Tirso, entrambi personaggi misteriosi.
Il secondo vive però ancora più nell’ombra, tanto che a lui si è deciso di dedicare il pozzo di San Firmo, scoperto nel 2006 da alcuni volontari GAM in cerca di una sorgente.
Riattivato e restaurato, il pozzo è una preziosa risorsa d’acqua (non potabile) per un luogo come Sant’Emiliano che non è allacciato alla rete idrica. Delle sue antiche origini rimane come testimone il secchiello rinvenutovi sul fondo e ora esposto all’interno del santuario.
A cinque minuti di cammino si trova anche la grotta di Santa Cecilia, dedicata alla ragazza che lì si rifugiò all’epoca dei Romani per sfuggire alle grinfie di un manipolo di soldati.
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